lunedì 10 marzo 2008

Vittoria di Zapatero, vittoria del PSOE (Partito Socialista Operaio Spagnolo)


Zapatero fiero della sua cultura socialista e di sinistra


di Fulvia Bandoli*

In Spagna vince Zapatero, una persona che si definisce di sinistra e socialista e che non si è mai sognato di prendere le distanze dalla sua storia politica e dai suoi principi.
Qualcuno scriverà che in quel paese è più semplice, perché ci sono fondamentalmente solo due grandi partiti. Ed è vero, ma sono partiti che hanno un profilo assai ben definito, entrambi radicati socialmente in modo solido; e che certo non sono nati ieri da fusioni fredde, o da colpi di teatro sul predellino di un'automobile. Non sono partiti-coalizione che raccolgono tutto e il contrario di tutto. Quel bipartitismo non è forzato come da noi, è figlio di una lunga storia. Una storia che tiene però sul campo un grande e forte partito di sinistra e del socialismo europeo. Una storia che interroga molti in Italia: noi che stiamo cercando di dar vita ad una sinistra unita e plurale che non abbia un profilo di protesta ma sappia confrontarsi con i grandi temi della qualità dello sviluppo e le grandi ingiustizie; il Pd che definendosi partito riformatore ma non di sinistra (e tantomeno socialista) rischia di diventare un ibrido.
La ragione di fondo della vittoria del Psoe ( partito socialista operaio spagnolo) mi pare stia nel fatto che il suo Presidente del Consiglio è andato al Governo per un pelo cinque anni or sono ma non ha deragliato neppure per un momento dal programma che aveva presentato agli elettori.
Come primo atto e senza suonare la fanfara ha fatto un governo di sedici persone, e la metà dei ministri erano donne.
Come a dire che per lui era chiaro che una società di donne e di uomini può essere diretta solo da un governo di donne e di uomini. Un gran bel segnale.
Ha avuto il coraggio di dar vita ad un confronto difficile con le gerarchie ecclesiastiche spagnole (che non sono meno forti di quelle italiane) e di tenere fermi i suoi propositi ( in materia di diritti civili e di violenza sulle donne ad esempio). E ha potuto farlo perché la laicità dello stato è un principio che nessuno nel Psoe mette in discussione (mentre da noi è proprio dentro il Pd che si ferma e si paralizza il confronto prima di ogni decisione in materia di laicità).
Ha sostenuto i redditi e i salari più bassi, ha innovato sul fronte delle politiche energetiche (oggi la Spagna produce più energie rinnovabili di quante ne produciamo noi), ha mantenuto una linea chiara in politica estera.
Certo ci sono provvedimenti che si possono condividere oppure no (sulla politica economica io avrei diverse osservazioni) ma è indubbio che Zapatero e il Psoe avevano ed hanno una idea sulla Spagna del futuro, una idea di sviluppo che fa i conti con le grandi contraddizioni ambientali, un forte ancoraggio al tema della giustizia sociale e alla difesa dei più deboli. Più che spettacolarizzare la politica i socialisti spagnoli hanno realizzato quasi tutti gli impegni che avevano preso con gli elettori che li avevano votati.
Più che rafforzare la sua immagine di "uomo solo al comando" o di "monarca" come oggi scrive Rossanda sul Manifesto, in Spagna si è affermata piano piano una nuova classe dirigente di sinistra, socialista, di donne e di uomini.
Quel che non è riuscita a fare l'Unione e che ha pagato a caro prezzo. E come altre volte ho scritto, non per colpa delle forze della sinistra. Ma perché fin dall’inizio del governo Prodi una parte consistente delle forze di centro e della Margherita (ora Pd) hanno bloccato buona parte delle riforme in cantiere (dal superamento della legge 30 sul precariato, alla patrimoniale sulle grandi rendite, dal conflitto di interessi all'allargamento dei diritti civili ai conviventi). E in secondo luogo perché la nascita di un Pd che aveva nel suo leader la stella polare non poteva che indebolire il Governo Prodi.
Insomma dalla Spagna, e anche dalla Francia, vengono buoni segnali. Bene faremmo tutti a non stiracchiarli da una parte o dall’altra ma a guardarli per ciò che sono.

*della Presidenza di Sinistra Democratica

Nessun commento: