giovedì 28 agosto 2008

Un campus per la "decrescita felice"

«Ce n'è abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l'avidità di ciascuno». Una frase di Ghandi che ben riassume la tragedia che ci troviamo a vivere, la cui consapevolezza, fino a qualche anno fa ristretta a una cerchia ridottissima di economisti, accademici e scienziati, si va ogni giorno di più allargando, anche grazie a iniziative come quella del Parco Regionale dei Monti Lucretili - "Sarà per amore o non sarà?" -, consigli su come agire il cambiamento dati dai massimi esperti italiani della decrescita e messi in pratica in un campus-laboratorio fino a domenica 31 agosto. Il cambiamento è inevitabile, grazie alla fine del petrolio e alla drammatica erosione dei beni comuni, come acqua, aria e terra. Bisogna imparare a fronteggiarlo, non come un nemico o un triste ritorno al passato, ma come un'occasione da non perdere per acquisire nuovi occhi, occhi felici, come la decrescita che viene proposta in lavori di gruppo, escursioni guidate, laboratori pratici.

Da decolonizzare, come sottolinea Peter Berg, c'è anche e soprattutto il nostro immaginario: «La nostra generazione è stata allevata con un mito che, nell'ultimo secolo, ha fondato l'immaginario sociale: il mito della crescita». Questa credenza, cui è connessa l'idea di uno sviluppo illimitato, ha portato con sé le parole d'ordine della massimizzazione della produzione, dei consumi e dei profitti fino a consegnarci all'attuale religione del mercato globale. Eppure, di fronte alla percezione crescente dei limiti sociali ed ecologici dello sviluppo, del degrado indotto dai processi di mercificazione della vita, della crescente conflittualità internazionale attorno alle risorse fondamentali, oggi comincia a farsi strada l'idea che per imboccare sentieri veramente alternativi sia necessario proprio rimettere in discussione il mito fondativo. Almeno questa è la scommessa dei bio-campeggiatori. «È possibile oggi decolonizzare il nostro immaginario e provare a pensare una società non improntata a uno sviluppo fine a se stesso. Il rifiuto di indicazioni chiare su come fronteggiare la crisi planetaria è deludente e pericoloso» dicono gli organizzatori degli incontri. Del resto battaglie per l'uso e l'approvvigionamento di energia, limitazioni sull'acqua e altre risorse essenziali, carenza di cibo e aumento della popolazione sono già diventati la base di guerre che mettono a repentaglio approcci ragionevoli, contribuendo a squilibri ecologici sempre più vasti.


«Non si può aspettare oltre per invertire una rotta che ci porta verso la distruzione sicura e imparare a vivere integrandoci con il resto degli abitanti, vegetali o animali di questo pianeta», è allora il punto di partenza dell'esperimento del bio campus. Insomma, la sostenibilità ecologica non può continuare a essere vista come un lusso che possono permettersi solo le nazioni più ricche. Deve trasformarsi in un imperativo universale e anche un automatismo civile. «È un obiettivo essenziale per ogni società umana senza distinzioni di livello economico, localizzazione geografica o cultura», sui Monti Lucretili ne sono convinti.
Certo, imparare a trovare soluzioni a livello dell'intera biosfera può essere una meta troppo lontana da raggiungere per molte persone. Però almeno si può iniziare a capire come diventare ecocompatibili con il sistema di vita locale n el proprio luogo di residenza. Si tratta di obiettivi comprensibili e realistici, anche piccoli sforzi locali possono fare moltissimo a livello planetario.


«Due terzi delle risorse mondiali sono state sperperate, e l'ecosistema planetario non riesce più a metabolizzare le ingiurie che quotidianamente gli vengono fatte», dice il profesor Marco De Riu, uno dei relatori degli incontri. «Oggi che la razza umana vive al di sopra delle proprie possibilità, è tempo di tirare le somme, e il bilancio è drammaticamente in rosso: in anni recenti il flusso delle acque dei fiumi si è drasticamente ridotto, molti si seccano prima di arrivare agli oceani, abbiamo perso il 90% dei predatori degli oceani, il 12% delle specie degli uccelli, il 25% dei mammiferi, il 30% anfibi e la tendenza è in crescita, grazie anche al cambiamento del clima a cui non tutte le specie riescono ad adattarsi. La maggior parte degli eventi nazionali e internazionali dei quali siamo stati testimoni può essere direttamente ricondotta a cause le cui radici sono ecologiche.


Le giornate di Orvinio, dove sono previsti, fra gli altri, oltre all'intervento di Marco De Riu, quelli di Paolo Cacciari, Maurizio Pallante, autore del libro "La decrescita felice" e Raffaele Salinari, vogliono essere un punto di riferimento per conoscere le risposte pratiche - «e gioiose»- di chi ha già fatto scelte di vita diverse e vuole comunicarle a chi avverte il grande disagio di vivere questo tempo ma non sa che cosa fare materialmente per non sentirsi complice della comune follia distruttiva. La natura - dicono al laboratorio itinerante della decrescita, organizzatore dell'evento - non può essere solo un lusso da godere nei week end. Perché non si può mangiare il denaro. Né si può bere il petrolio.


Campodecrescita@gmail.com per informazioni 3382144489

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