martedì 5 agosto 2008

i giovani di SD a Carpentras

La costruzione del futuro parte anche da Carpentras

Dal 25 al 31 luglio si è svolto a Carpentras (Francia) il Summer Camp 2008 dell'ECOSY (European Community Organisation of Socialist Youth), l'annuale campeggio dei giovani del PSE: un grande appuntamento politico e aggregativo al quale quest'anno hanno partecipato circa 2000 ragazze e ragazzi in rappresentanza di oltre 70 organizzazioni e associazioni giovanili socialiste, socialdemocratiche e di sinistra attive in tutta Europa. Tra loro anche noi, le ragazze e i ragazzi di Sinistra Democratica, che numerosi abbiamo partecipato all'appuntamento promosso dall'ECOSY, prendendo parte al dibattito politico e culturale che oggi attraversa i giovani socialisti europei, relativamente al rinnovamento e all'evoluzione della sinistra europea in tutte le sue declinazioni.
Crediamo infatti che solo a partire da una critica - anche radicale – del mondo e della società capitaliste, una sinistra che - come ha ricordato anche il leader del PS francese Francois Hollande in apertura del meeting europeo - non rinunci alla sfida del governo e a un profilo profondamente moderno anche nelle forme e nei linguaggi del "fare politica", possa sviluppare un progetto di cambiamento capace di rispondere ai sogni, alle aspettative, ai bisogni delle giovani generazioni, aprendo spazi di libertà e contrastando vecchie e nuove limitazioni della dignità umana.
Viviamo in mondo – e una società – in cui il nuovo capitalismo (che ha avuto in questi anni fin troppi esegeti, non solo a destra) ha fatto si che il divario tra paesi e tra popoli – contro ogni aspettativa teorica e promessa politica di convergenza – negli ultimi trent'anni sia piu' che raddoppiato: oggi il 20% degli individui che vive nei paesi a reddito piu' elevato ha raggiunto l'86% del prodotto interno lordo mondiale e i paesi OCSE – con meno del 19% della popolazione mondiale – controllano il 71% del commercio mondiale di beni e servizi. Se dietro a questi dati, queste statistiche – tratte dagli ultimi programmi di sviluppo dell'ONU –si nascondono realtà tragiche e complesse, celate molto spesso dall'uso neutrale del termine globalizzazione, è altrettanto vero che essi non ci parlano solo dei tanti Sud del pianeta ma anche drammaticamente di noi, delle periferie europee, delle periferie delle nostre metropoli come delle nostre apparentemente tranquille città di provincia. Le periferie, quelle fisiche e quelle sociali, che attraversano le città, i quartieri, le scuole, i posti di lavoro, quelle periferie immateriali che ci parlano quotidianamente di un'Italia in cui ancora oggi si muore di lavoro ma anche di malattia, di sopraffazione, di sfruttamento, di povertà.
Ma questi dati possono diventare – e in una certa misura lo sono già – parte di un pensiero nuovo, dove l'interrogativo sulla qualità dello sviluppo e la redistribuzione delle risorse fa muovere le coscienze e diventa - soprattutto tra le giovani generazioni - una vera e propria domanda di senso, rispetto alla quale diventa per noi urgente capire se esiste lo spazio per una risposta "di sinistra": l'opzione della qualità sociale rispetto alle teorie della crescita indiscriminata, l'accettazione dell'economia di mercato ma non della società di mercato, la centralità del merito e del sapere e della conoscenza come motore di sviluppo e coesione sociale, il primato del benessere collettivo sul consumismo privato possono essere coordinate utili a definire un nuovo pensiero per una nuova sinistra, alternativo sia a chi ripropone stancamente soluzioni di tipo keynesiano sia a chi propone una logica di subalternità al mercato e al pensiero unico neoliberista.
Questo nostro sentire, questo nostro pensiero radicale – a fronte di una sinistra chiamata oggi nel nostro Paese a ripensare e a ridefinire i termini della sua funzione storica – abbiamo dunque cercato di farlo vivere anche fuori dai nostri confini, sviluppandone all'ECOSY Summer Camp l'elaborazione e il progetto in un confronto con le ragazze e i ragazzi che come noi ogni giorno - in Spagna come nei paesi baltici, in Germania come nei paesi balcanici – lottano per una diversa idea di società, in Europa e non solo.
Un impegno questo che non ci spaventa perché noi lo conosciamo bene, per averlo condiviso in questi ultimi anni – attraverso molteplici esperienze politiche e sociali, studentesche e universitarie, generazionali e non – con una fetta importante della nostra generazione, e cioè con i milioni di ragazze e ragazzi reali con cui abbiamo sognato e a volte anche costruito un mondo piu' giusto, in cui il destino degli uomini non fosse asservito e piegato alla logica del mercato e del profitto, in cui la guerra non fosse l'origine e la condizione permanente di un nuovo disordine mondiale, in cui la democrazia non fosse patrimonio e privilegio di una minoranza dell'umanità, in cui gli uomini e le donne non fossero merce ma cittadini.
Una generazione, di cui noi siamo parte, che ha via via trovato nei Forum Sociali di Genova, Firenze, Parigi, Londra e Atene la propria casa, nelle grandi mobilitazioni contro la guerra in Iraq la propria piazza e nelle Marce per la Pace Perugia-Assisi la propria strada.
Oggi – proprio nel momento in cui tanti vorrebbero ridurre e relegare la presenza della sinistra nel nostro Paese a testimonianza – abbiamo una responsabilità in piu', quella di far vivere con ancor piu' forza quelle lotte in cui si trovano tante risposte concrete e possibili a quella domanda di senso che attraversa la nostra generazione.
Dobbiamo dunque avere l'ambizione di far vivere queste aspettative, questi bisogni, questo nostro pensiero nuovo dentro il difficile processo costituente di una sinistra nuova – perché nuovi devono esserne i caratteri politici e il respiro ideale - ma anche e soprattutto a far vivere quello stesso processo laddove quelle aspettative, quei bisogni e quel pensiero si vanno formando e cioè nelle scuole, nelle università, negli spazi sociali e di aggregazione, nell'eterogeneo mondo dell'associazionismo, nei movimenti… in una parola, nel mondo giovanile.
Con la consapevolezza di dover realizzare qualcosa di inedito, con tutte le difficoltà che questo comporterà, a maggior ragione in un quadro politico e sociale complesso e problematico come quello che caratterizza oggi il nostro Paese, compreso il disincanto e il distacco proprio dalla politica e dall'impegno politico che oggi attraversa e caratterizza gran parte dei nostri coetanei.
Con la consapevolezza anche di non poter pensare la nostra elaborazione e azione politiche in solitudine, ma al contrario di doverle proiettare in un processo ampio e inclusivo, segnato da una profonda orizzontalità delle dinamiche partecipative e da una costante contaminazione politica e culturale con i tanti e plurali soggetti, associazioni, reti, network giovanili, politici, sociali, studenteschi e universitari con cui già oggi condividiamo un'idea comune di impegno politico e civile, un impegno che vive di speranze, di bisogni, di passioni, di idee, un impegno attraverso il quale anche le storie individuali assumono un senso diverso e maggiore nel loro farsi storia collettiva.
"Alle difficoltà reali che il Socialismo non è riuscito a superare" – diceva Norberto Bobbio – "non si sfugge fantasticando di una terza via, ma rafforzando le organizzazioni che lo innervano".
Noi non crediamo alla "fine della Storia", ma al contrario pensiamo ci sia ancora un fine della Storia, un fine che oggi debba essere proiettato nel futuro, chiamando nuovi protagonisti, nuove generazioni, consentendogli di partecipare alla costruzione di questo futuro, con le loro intelligenze, con le loro passioni, con i loro spazi, con le loro responsabilità, con la loro autonomia.
Se no ora, quando?

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