giovedì 14 agosto 2008

Ad agosto in un Cpa


Cosa potrebbe essere l’Italia, cosi come ci appare geograficamente, se non una terra che accoglie? Bagnata su tre lati dal mare, penisola di antica storia, terra costruita con le sedimentazioni culturali dei popoli che l’hanno vissuta ed interpretata, da sempre patria di migrazioni, emigranti e immigrati. E così la Puglia, punta estrema di un territorio che si inarca verso il nord, territorio di raccordo tra universi che qui vi si incrociano. Qualcuno vuole convincersi e convincerci che il progresso, la “civiltà” l’abbia cambiata e debba continuare a farlo, che è ormai impossibile e inaccettabile per la Puglia, come per la Sicilia, come per tutti gli altri terreni costieri, continuare ad accettare ed accogliere nuova gente. Bisogna fermare i continui flussi di persone straniere che ogni giorno approdano sulle nostre coste in cerca non di una vita migliore, ma bensì in molti casi semplicemente di una vita. Allora la politica come le amministrazione, come la società si chiede come cercare di cambiare, estirpare la radice storico-culturale di una terra da sempre avvezza a contenere in se mille sapori, mille colori, mille storie? E’ ormai in campo un drammatico processo culturale che nella mente di chi si dichiara cittadino Italiano, cittadino pugliese si sta palesando come un diritto all’arroganza, l’arroganza di dover difendere un territorio che gli spetterebbe di diritto senza che nessuno gli abbia mai spiegato cosa sia il diritto, l’arroganza di chi pensa di poter guardare l’altro con superiorità e peggio ancora di poter decidere del suo destino.
A pochi Km dal centro del capoluogo pugliese, sorge il CPA(centro prima accoglienza), da qualche mese ristrutturato, rimodernato, reso più consono o solo meno avvilente. Un decreto dello scorso governo Prodi ne ha cambiato i connotati, da semplice “rulottopoli” a pseudo villaggio container, dotato però di maxi schermi dove le centinaia di immigrati, tenuti a debita distanza tra loro, possono seguire le gare olimpioniche tifando- con moderazione- per la loro squadra nazionale.
Qualche giorno fa, poco prima elle vacanze, chissà se nei CPA si fa vacanza, alcuni esponenti di Sinistra Democratica della Puglia, tra cui l’ex deputata Alba Sasso, il consigliere comunale di bari Sd Marco Bronzini e il segretario cittadino Sd Leo Palmisano, con esponenti del PRC hanno fatto visita al Campo a fronte di una forte protesta degli “ospiti” contro Mantovano che ha scatenato l’attenzione delle rappresentanze istituzionali del territorio, che in pompa magna sono accorse sul posto ad assicurarsi non che le motivazioni della protesta fossero legittime o meno, ma che la voce non fosse troppo alta. Il problema però va aldilà delle procedure amministrative che vanno a rilento nel rilascio delle accettazioni delle domande di asilo.
Il reale sconcerto riguarda le politiche di integrazione sociale per l’immigrazione.” Scarsissima è l’attenzione riservata dalle istituzioni a queste persone- commenta Alba sasso- bisogna capire che dietro gli annunci dei telegiornali sui continui sbarchi ci sono storie di uomini, donne, bambini e famiglie che magari arrivano nel nostro paese perché una loro storia non la hanno o forse gli è stata strappata. Non è certo un container tutto quello che un paese civile può offrire. Servono politiche sociali di integrazione che si occupino della vita della gente per bene, anche se immigrata o richiedente asilo.”
Il Segretario di Bari Sd Leo Palmisano, sociologo, che da tempo si occupa di politiche sociali di migrazione continua: “ Il problema non riguarda la permanenza degli extracomunitari nel CPA, ma è di più ampio respiro. Se e quando queste persone ottengono il permesso di uscire dal centro si trovano di fronte una società e una città ostile, completamente militarizzata che guarda loro con sospetto e diffidenza, creando un clima di insicurezza e instabilità. Ad oggi per tutti loro non ci sono prospettive di integrazione cosi come di facciata è l’accoglienza che viene gli viene riservata nel centro di accoglienza che altro non è che un’istituzione totale. Dobbiamo mettere in piedi innanzitutto nuovi processi culturali in primis tra i nostri connazionali, volti al rispetto della diversità e alla percezione che il mondo oggi si sta ripopolando con nuovi paradigmi, che non sono certo le razze e le etnie”.
Sinistra Democratica si batterà dove e come potrà sicuramente su questi fronti.

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