venerdì 27 febbraio 2009

Per le europee, evitiamo la rissa


di Pasqualina Napoletano*

Sarebbe veramente grave se nel nuovo Parlamento Europeo che andremo ad eleggere a giugno non vi fosse nessun parlamentare italiano che facesse riferimento alla sinistra, così come è già avvenuto nel Parlamento Italiano.
L'appello pubblicato dal vostro giornale sabato scorso e sostenuto già da numerosissime persone testimonia la preoccupazione di tanti e la volontà di reagire ad una situazione che in Italia si fa sempre più cupa e difficilmente reversibile nel breve e medio periodo.
Non è tempo di recriminazioni, per questo apprezzo la volontà di chi, anche a rischio di riproporre un cartello elettorale, invita tutte le forze democratiche, laiche, progressiste e di sinistra ad unirsi dando vita ad un'unica lista europea.
Leggo nell'intervista rilasciata Repubblica dal segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero che l'unità potrebbe farsi solo a patto di far riferimento al simbolo del suo partito e con il vincolo di aderire al gruppo europeo della Sinistra Unitaria. Capisco che la sua reazione è anche dettata dall'esito del congresso, e tuttavia essa equivale ad un No, perché, per dar vita ad un percorso comune, ciascuno dovrebbe essere disposto a rinunciare almeno ad un pizzico della propria identità.
Trovo poi riduttivo rinchiudere le potenzialità della sinistra in un solo gruppo europeo anche perché questo non tiene conto di ciò che in Europa è realmente accaduto in questi anni.
Attualmente nel Parlamento Europeo esistono due maggioranze possibili con geometria variabile. Esse hanno consentito vittorie su terreni importanti ed hanno rappresentato un argine rispetto a provvedimenti legislativi pericolosi. La prima è quella che ha prevalso quando si è trattato di difendere la laicità, i diritti civili, la libertà della scienza e della ricerca e d è composta dalla Sinistra Unitaria Europea, dai Socialisti, dai Verdi e dai Liberali.
Quando essa è stata battuta sono passate norme quali la direttiva sul rimpatrio degli immigrati irregolari, che ha portato i termini della detenzione amministrativa fino a 18 mesi.
Ricordo anche che su questo provvedimento, tanto illiberale da essere definito dalle ONG europee "la direttiva della vergogna", il PD si divise. Vi è poi un'altra maggioranza possibile ed è quella che ha consentito di cambiare sostanzialmente la direttiva Bolkenstein e di bloccare quella sull'orario di lavoro che, così come proposta dai governi, riportava l'Europa a parametri ottocenteschi.
Essa è stata fermata sempre dalla Sinistra Unitaria Europea, dai Socialisti e dai Verdi, ma i Liberali sono stati sostituiti da una parte dei Popolari europei non totalmente consegnati al liberismo.
Entrambe queste maggioranze sono state talmente risicate da far temere sul futuro orientamento del Parlamento Europeo, e questo proprio quando il gioco si farà sempre più duro, poiché si tratterà di decidere come uscire da questa crisi del capitalismo e soprattutto se e come l'Europa entrerà in campo rispetto alle politiche dell'occupazione, della riconversione ecologica, di una politica industriale e della ricerca veramente europee, che vadano in controtendenza rispetto allo spettacolo miserabile e nazionalista cui stiamo assistendo ad opera dei governi.
Sull'ambiente, poi, solo uno schieramento trasversale, centrato sempre sulla sinistra e sui verdi è riuscito a portare in porto il pacchetto sulla diminuzione delle emissioni, il risparmio energetico e la produzione di energie rinnovabili, noto come 20-20-20.
Che senso ha, allora, mettere steccati quando è tutto lo schieramento laico, progressista e di sinistra che va rafforzato?
Personalmente mi auguro che sia le forze che oggi si riferiscono alla Sinistra Unitaria, sia quelle della sinistra socialista, sia i Verdi abbiano successo e non trovo limitativa una lista che faccia riferimento a più gruppi politici nelle condizioni attuali, perché l'obiettivo è il rafforzamento quantitativo di tutte queste forze, insieme ad una loro maggiore unità.
Non so se in Italia riusciremo a dar vita ad un'unica lista di sinistra, personalmente lo auspico, in ogni caso quello che dobbiamo assolutamente evitare è entrare in un clima di rissa e delegittimazione reciproca a sinistra tale da portare una parte dei nostri elettori al non voto. Di fronte a noi vi è una destra che proprio con le elezioni europee potrebbe trasferire a livello continentale la schiacciante vittoria italiana e chiudere anche in Europa spiragli di democrazia, facendosi portabandiera del capitalismo speculativo e finanziario pronto a rigenerarsi magari anche con gli aiuti di Stato e dalle deroghe alla concorrenza che sembrano possibili solo per gli speculatori ed i banchieri.
A questo proposito voglio dare atto ai Socialisti europei del fatto che il primo tentativo istituzionale andato in porto a livello europeo contro i fondi speculativi è venuto dal lavoro svolto da Pol Nyrup Rasmussen, presidente del PSE, autore del primo rapporto su questo tema approvato dal Parlamento Europeo prima della esplosione della crisi.
Ricordo anche che esiste uno spazio politico ed elettorale alla sinistra del PD che abbiamo dissipato nelle scorse elezioni politiche tra "voto utile" e "non voto", ed è quest'ultimo il vero nemico della sinistra.
Il partito del non voto è, come ci spiega Aldo Carra nel suo interessante saggio "Mi sono perso la sinistra", il primo partito degli operai e dei giovani ed è stato mortale sia per il PD, che non ha compensato neanche con il massiccio "voto utile", che per la Sinistra Arcobaleno.
L'appello pubblicato invita i dirigenti politici a fare un passo indietro in favore di liste composte unicamente da esponenti della società civile.
Mi esprimo su questo punto con la libertà di chi, avendo deciso di non ricandidarsi, non ha alcun interesse personale in ballo, per dire che auspicherei un equilibrio tra diverse esperienze senza metterne al bando alcuna. Nel Parlamento Europeo, istituzione complessa e basata su gruppi politici, servono continuità, esperienza politica e di movimento, insieme alle necessarie competenze.
Il bilancio dell'ultima legislatura ci dice, poi, che gli eletti delle sinistre e dei verdi sono stati tra i più presenti ed attivi nel Parlamento Europeo. Sarebbe veramente un autogoal non valorizzare questo lavoro. Perfino L'Espresso nel suo servizio dedicato al ruolo degli italiani in Europa paventava il rischio di veder azzerati dallo sbarramento proprio gli esponenti di quei partiti che più e meglio hanno lavorato. Molti di loro, poi, hanno scelto di abbandonare partiti di riferimento ben più rassicuranti dal punto di vista delle carriere per disporsi ad una traversata del deserto in cui ancora non si vede alcuna oasi.
Anche per questo eviterei di accomunarli nella "casta". Detto questo, ben vengano candidature autorevoli della società, soprattutto dal mondo del lavoro e ancor di più di donne, visto che come italiani anche nella rappresentanza di genere siamo stati il fanalino di coda.

*Vice-Presidente del Gruppo PSE

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