giovedì 19 giugno 2008
la direttiva della vergogna
FAVA: HA VINTO L'EUROPA DELLA DIFFIDENZA. IMBARAZZANTI LE ASTENSIONI DEL PARTITO DEMOCRATICO
Ha vinto l'Europa della diffidenza. Prevedere fino a diciotto mesi di carcere per gli immigrati clandestini è uno scempio giuridico di cui i governi europei da oggi portano per intero la responsabilità.
Lo afferma l'on. Claudio Fava, coordinatore nazionale di Sinistra Democratica.
Consola che una parte non residuale del Parlamento Europeo- continua il parlamentare europeo del PSE - si sia opposta fino alla fine a questa direttiva.
Consola molto meno scoprire, tra chi si è astenuto, molti autorevoli rappresentanti del Partito Democratico: è l'onda lunga dell'opposizione di sua maestà che in patria il PD continua a praticare nei confronti di Berlusconi
*********
E' stata definita la "direttiva della vergogna" ed è stata approvata dal Parlamento Europeo così come la volevano i 27 governi.
Una brutta pagina della storia europea, a pochi giorni dal rigetto del Trattato da parte dell'Irlanda.
I lettori del nostro sito dovrebbero conoscere la vicenda, perchè è da tempo che abbiamo segnalato la pericolosità di questo provvedimento, spiegandone ragioni e contenuti.
Purtroppo non sono valsi gli innumerevoli appelli di associazioni ed ONG, le lettere inviate alla Commissione Europea ed al Consiglio da oltre 45 capi di governo latino-americani ed africani e da ultimo un testo redatto da Jaques Delors e Michel Rocard pubblicato ieri dal quotidiano francese "Le Monde" a cambiare l'esito di questa brutta vicenda.
Da oggi in Europa un cittadino che è entrato a suo tempo regolarmente e che per un qualsiasi motivo (ad esempio perdita del lavoro) non avesse più il permesso di soggiorno può essere detenuto, senza convalida del magistrato, fino a 18 mesi, anche se i ritardi nell'acquisizione dei suoi dati personali non dipendono da sua negligenza o da comportamenti non collaborativi.
I minori, seppure separatamente, sono detenuti negli stessi centri per gli adulti senza garanzia di continuità della loro istruzione e con la prospettiva, se non viene individuato il Paese e la famiglia di origine, di essere inviati in un qualunque istituto di un paese terzo disposto a prenderlo.
Anche per gli adulti da rimpatriare forzosamente, basta che un Paese di transito con cui l'UE ha stabilito accordi di rimpatrio sia disposto a riprenderlo e il gioco è fatto.
All'Europa non interessa se nei centri di detenzione in cui finirà sono rispettati i diritti umani minimi (parliamo, in genere, di Paesi come la Libia dove sono stati già documentati trattamenti inumani, abbandoni nel deserto ed in cui è vietato l'accesso alle organizzazioni umanitarie).
Di fronte a queste misure si stenta a credere che stiamo parlando d'Europa, culla del diritto e della civiltà, eppure è proprio così, e la cosa più triste è che in questo caso la sintonia è stata perfetta tra governi di destra e di sinistra.
Proprio così: da Berlusconi a Zapatero.
Quanto al Parlamento Europeo, quest'ultimo senza colpo ferire ha accettato una doppia umiliazione da parte dei Governi.
Infatti il Consiglio, che avrebbe dovuto svolgere la sua "lettura" dopo quella del Parlamento, ha pensato di anticipare quest'ultimo attraverso un accordo politico tra i 27, accordo che non è previsto da nessuna procedura legislativa, per poi trovare nel Parlamento un relatore, il popolare tedesco Weber, ed una maggioranza disposti a fare propri i termini di quell'accordo.
E pensare che per il Parlamento si trattava del primo provvedimento in materia in cui esercitava il potere di co-decisione con il Consiglio.
Altro paradosso è che questa direttiva sui "rimpatri" è stata in assoluto la prima da cui si è cominciato ad armonizzare la materia dell'immigrazione.
La logica vorrebbe che prima di stabilire cosa è illegale con le relative conseguenze, si stabilisca prima un quadro di legalità europeo.
Invece No.
Ciò che è legale si continua a deciderlo Paese per Paese, con grandi differenze, ad esempio, sui criteri che stabiliscono il diritto ad accedere alla cittadinanza, mentre l'Europa serve per il lavoro sporco dei rimpatri forzati.
La seconda umiliazione per il Parlamento è il merito del provvedimento.
Si stenta a credere che il gruppo liberale lo abbia appoggiato in toto con la sola eccezione dei radicali italiani, di due deputati polacchi, tra cui Geremek, e di due francesi.
Il cattolicissimo gruppo popolare europeo ha fatto mancare solo due voti, nessuno italiano.
Quanto ai socialisti, che si sono visti respingere emendamenti essenziali al fine del miglioramento della direttiva, la maggior parte del gruppo, compreso il suo Presidente Martin Schulz, ha votato contro, ma non sono mancati né gli astenuti e neppure i favorevoli, questi ultimi costituiti, tranne due lodevoli eccezioni, prevalentemente dai deputati spagnoli.
Si sa che le liste elettorali in Spagna sono bloccate e se si vuole tornare in Europa è meglio compiacere il leader. Alla faccia dell'autonomia del Parlamento Europeo per la quale Altiero Spinelli si era battuto, a suo tempo, come un leone.
Ed il partito democratico?
Si è astenuto sia nella sua componente socialista che in quella liberale.
Salvaguardare l'unità anche a costo di esprimere il nulla sembra essere stata la consegna da osservare.
Eppure era nato come un partito basato su valori e su programmi che in una vicenda così dirimente avrebbero dovuto almeno fare capolino.
Pasqualina Napolitano Vice-Presidente del Gruppo Socialista al Parlamento Europeo
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento