sabato 14 giugno 2008

Dagli archivi di Londra


Sono il tenente delle SS Herbert Andorfer, austriaco di Linz , e del vicebrigadiere delle SS Karl-Franz Tausch, cecoslovacco di Olmuetz, entrambi ancora in vita, i responsabili dell'impiccagione di 31 uomini, fra partigiani e civili, avvenuta a Bassano nel 1944, una delle rappresaglie più sanguinarie della storia della Resistenza

Contattato dai ricercatori, i cacciatori di nazisti del Centro Simon Wiesenthal di Vienna hanno confermato che i due militari delle SS sono ancora in vita: hanno rispettivamente 97 e 88 anni. Pochè i crimini di guerra non hanno prescrizione, Andorfer e Tausch possono essere processati. Andorfer, nel pomeriggio del 26 settembre 1944, dopo il rastrellamento dei partigiani sul Monte grappa compiuto dalle SS e dai fascisti della Repubblica di Salò, ordinò l'esecuzione dei 31 detenuti, partigiani e civili, esecuzione messa in atto da Tausch.


I prigionieri vennero impiccati agli alberi di Bassano, dove le raghe con i loro nomi li ricordano ancora oggi, con modalità di inaudita crudeltà. Unepisodio che oggi, con le nuove prove raccolte, potrebbe trovare finalmente giustizia in un'aula di tribunale.

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La relazione sui colpevoli

Un team di collaboratori degli Istituti di Storia della Resistenza di Treviso (Istresco) e di Vicenza (Istrevi) ha individuato di recente tra i documenti conservati negli Archivi Nazionali di Londra i nomi dei responsabili dell'impiccagione di 31 uomini, fra partigiani e civili, avvenuta a Bassano durante i giorni del rastrellamento del Grappa; il Centro Simon Wiesenthal, che perpetua il ricordo dell'Olocausto e si batte per la difesa dei diritti umani, ha dichiarato che essi sono ancora in vita.
Per averne la certezza, si è ritenuto opportuno pertanto inviare un esposto circostanziato alla Procura Militare di Padova perché indaghi ed eventualmente li chiami a rispondere del loro operato.

Si tratta del tenente SS Herbert Andorfer, classe 1911, di Linz (Austria), e del vicebrigadiere SS Karl-Franz Tausch, classe 1922, di Olmuetz (Cecoslovacchia).

Andorfer, nel pomeriggio del 26 settembre 1944, ordinò di procedere all'esecuzione dei 31 detenuti, mentre Tausch ebbe il compito di vigilare perché la spietata procedura si svolgesse in modo rapido ed efficace.

Storditi con iniezioni alle braccia per ottunderne le capacità reattive, i condannati furono caricati con le mani legate dietro alla schiena su un autocarro scoperto e impiccati agli alberi in tre vie di Bassano. I cappi, formati con pezzi di cavi telefonici, furono infilati al collo delle vittime da dei volontari di neppure diciotto anni, ex "Fiamme Bianche" della Guardia Nazionale Repubblicana, mentre la morte venne data tramite un'accelerata del camion che tendendo la fune soffocava la vittima facendola cadere nel vuoto. Nei casi in cui il decesso tardava a venire, intervenivano quei solerti ragazzini tirando le gambe di chi agonizzava.

Completata l'esecuzione, i fascisti locali, uomini e donne, diedero vita ad un'indegna gazzarra, urlando invettive contro i morti, sputando loro addosso e inserendo delle sigarette accese nelle bocche contratte; i cadaveri furono lasciati esposti per circa venti ore per terrorizzare la popolazione, mentre i carnefici festeggiavano la vittoria all'Albergo al Cardellino e al Caffè Centrale.

L'orrore dell'esecuzione di Bassano è assurto a simbolo della barbarie indiscriminata dei nazisti nel Veneto, culminata in quel massacro per il quale nessuno pagò.

I tedeschi responsabili del rastrellamento del Grappa non furono mai processati; i militi della Legione "M Tagliamento", le Brigate Nere di Vicenza e di Treviso e gli altri repubblichini che li avevano affiancati, furono invece sottoposti nel dopoguerra al giudizio dei tribunali militari e civili, condannati a severe pene detentive e rimessi in libertà in breve tempo grazie alle amnistie.

Andorfer, che era giunto nel nostro Paese nel 1943 creando un reparto specializzato in antiguerriglia, denominato "Kommando "Andorfer", per combattere i partigiani dapprima sull'Appennino emiliano e successivamente nel Veneto, nel dopoguerra si rifugiò in Sud America. Tornato in Germania negli Anni Sessanta, fu processato per aver eliminato nel 1942 circa cinquemila ebrei, vecchi, donne e bambini, detenuti nel campo di sterminio di Sajmiste nei pressi di Belgrado, di cui era direttore, con dei camion attrezzati per la gassazione.

La recente scoperta fatta grazie ai documenti rinvenuti in Inghilterra riveste particolare importanza poiché, sinora, per Andorfer e Tausch mancavano le prove della partecipazione al rastrellamento del Grappa e del coinvolgimento personale nell'esecuzione di Bassano.

Alla luce dei fatti, e in considerazione della non prescrizione dei crimini di guerra, si avverte l'esigenza che entrambi siano sottoposti all'esame della magistratura onde addivenire a un giudizio circa una chiara attribuzione di colpevolezza e a una conseguente assunzione delle responsabilità.

Tale bisogno non nasce da una volontà persecutoria né dall'aspettativa di vedere due persone ormai avanti nell'età (rispettivamente 97 e 88 anni) scontare in qualche modo una pena detentiva, ma dall'urgenza di un risarcimento, benché tardivo, nei confronti di quei martiri della libertà e dei loro famigliari tuttora viventi: restituire alla verità ciò che accadde oltre 60 anni or sono conferirebbe un po' di giustizia a chi ha tanto dovuto soffrire per mancanza di giustizia.

Ricostruire la memoria riconoscendo la responsabilità di ognuno e accettare coraggiosamente il passato, qualunque esso sia, è inoltre l'unica via per abbattere i muri tra gli uomini e gettare i ponti per una mutua comprensione.

Lorenzo Capovilla e Federico Maistrello

(Istituto per la Storia della Resistenza e della Società

Contemporanea della Marca Trevigiana - ISTRESCO)


Sonia Residori

(Istituto Storico della Resistenza e della Società

Contemporanea della Provincia di Vicenza - ISTREVI)

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