giovedì 18 dicembre 2008
Strasburgo capitale europea del lavoro
Orari coreani con salari cinesi? Anche il Parlamento europeo dice No grazie.
Manifestare serve e capita anche che si vinca. Una bella lezione di democrazia e di partecipazione é arrivata nelle ultime 24 ore da Strasburgo. La capitale europea del Natale si è trasformata in capitale europea del lavoro. Merito dei trentamila chiamati martedì in piazza dalla Ces, l'organizzazione europea dei sindacati, e del Parlamento europeo, che nella sua seduta plenaria di mercoledì ha accolto a stragrande maggioranza la richiesta alla Commissione e al consiglio europeo di rivedere la direttiva che permetteva di allungare l'orario di lavoro fino a 6o o 65 ore settimanali.
Un voto più largo della maggioranza qualificata richiesta in questa seconda lettura - 421 i voti a favore rispetto ai 393 necessari - che riafferma il limite settimanali a 48 ore, e obbliga le altre istituzioni europee a sedersi al tavolo della conciliazione per rivedere i contenuti della direttiva, riconoscendo agli stati membri il diritto ad una specifica legislazione nazionale ma all'interno dei paletti fissati dal Parlamento.
Ed é stato lo stesso relatore, l'eurodeputato socialista Cercas, a richiamare il valore della mobilitazione del sindacato per raggiungere questo risultato. In un momento di recessione, con tanti disoccupati e cassintegrati, stonava non poco la richiesta dei governi di consentire alle aziende di prolungare il tempo di lavoro dei loro dipendenti. Un via libera agli straordinari, un ulteriore impoverimento del mercato del lavoro, una richiesta peraltro in contrasto con le pratiche tese ad assicurare maggiori livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro. Lavoratori, sindacati e parlamento si sono così ritrovati uniti a difesa dei diritti fondamentali che si chiamano orario e salario, contrattazione collettiva, giusto equilibrio tra tempo di lavoro, vita sociale e familiare.
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