mercoledì 3 dicembre 2008
Il Socialismo europeo è da sempre la casa di Sd
di Pasqualina Napoletano*
Mentre il Partito Democratico si dibatte con i problemi della sua collocazione europea, per Sinistra Democratica da questo punto di vista i problemi sono molto più semplici.
Non siamo un partito e, come i nostri iscritti e simpatizzanti sanno, questa è stata una scelta consapevolmente rivendicata.
"Non c'è il bisogno in Italia di un ennesimo partitino della sinistra" rispendevamo a chi ci rimproverava la vocazione scissionista della sinistra.
Il nostro obiettivo, rivelatosi molto più difficile del previsto, è quello di ricostruire in Italia una sinistra credibile nei suoi riferimenti ideologici, morali e culturali; efficace nella sua capacità di incidere sulla realtà; utile a tante e a tanti a cominciare da chi lavora, ma non solo.
Questa nostra caratteristica fa sì che non dobbiamo firmare il "Manifesto socialista europeo" come hanno fatto altri leader di partito, ed un po' improvvidamente Piero Fassino.
Anche perché, purtroppo, i partiti europei, compreso quello socialista, altro non sono che la sommatoria di partiti nazionali, cosa che vorremmo cambiare in favore di soggetti veramente federalisti con legittimazione propria.
Detto questo, gli eletti al Parlamento Europeo di Sinistra Democratica sono e resteranno nel gruppo socialista, e su questo non vi è alcun dubbio.
Non solo siamo nel gruppo europeo, ma abbiamo contribuito a dirigerlo, io come vicepresidente responsabile per la politica estera, Claudio Fava come coordinatore della commissione "Libertà pubbliche", per non parlare del prestigio personale e politico di cui gode Giovanni Berlinguer in seno al Gruppo.
Per questa via abbiamo contribuito all'elaborazione del Manifesto, anche perché il Gruppo è l'unico soggetto oltre ai partiti nazionali che ha voce in capitolo, nel senso di poter presentare emendamenti.
Io stessa ne ho presentati e molti sono stati accolti.
Non mi appassiona la polemica attorno all'appartenenza europea del PD, è come maramaldeggiare su una questione che avevamo vista irrisolta fin dalla sua nascita e foriera di problemi e tensioni che puntualmente sono esplosi, insieme a tanti altri elementi che fanno parlare i commentatori di vera e propria crisi del Partito Democratico.
Tornando al Manifesto, esso sarà un punto di riferimento per la nostra campagna elettorale europea, anche se in alcuni punti lo avremmo preferito più netto, questo perché, purtroppo, lo statuto del partito europeo prevede quella unanimità che tanto abbiamo rimproverato ai governi e che quindi costringe alla pratica defatigante della ricerca del minimo comune denominatore.
La storia però non finisce qui, spero che l'impegno europeista della sinistra italiana possa contribuire a migliorare e qualificare anche la vita politica europea.
Un piccolo successo però lo abbiamo ottenuto, e voglio segnalarlo perché, avere sostenuto che una quota di iscritti potesse direttamente riferirsi al Partito Socialista Europeo ha portato alla presenza di delegati a Madrid, tra cui i nostri, che non sono stati inviati dai partiti nazionali. Essi costituiscono un primo nucleo di un vero partito a dimensione europea. Buon lavoro!
*Vice-Presidente del Gruppo Socialista al Parlamento Europeo
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