lunedì 5 gennaio 2009

La politica non deve arrendersi


di Nuccio Iovene

L’attacco di terra delle truppe israeliane, dopo giorni e giorni di bombardamenti, nella striscia di Gaza aggrava la tragedia del popolo palestinese e non servirà ad assicurare maggiore sicurezza a Israele. La sordità con la quale reagisce il governo israeliano di fronte alle richieste della comunità internazionale per un cessate il fuoco immediato conferma quella politica scellerata che ha favorito Hamas e fatto diventare purulenta la ferita mediorientale. Centinaia di vittime civili solo negli ultimi giorni, migliaia dall’inizio della seconda intifada, l’emergenza umanitaria che riguarda un milione e mezzo di persone prigioniere in pochi chilometri quadrati, evidenzia la cecità con cui la questione del conflitto israelo-palestinese è stata affrontata in questi anni. Dopo le Torri Gemelle giungere ad una pace equa e duratura tra Israele e Palestina avrebbe dovuto essere la priorità assoluta della politica internazionale, troppo a lungo rinviata, con l’obiettivo di prosciugare quei giacimenti d’odio che alimentano il terrorismo e le scelte integraliste. Bush in testa e tutti i suoi alleati, compreso Berlusconi e i suoi governi, hanno sostenuto invece lo scontro di civiltà e scelto la strada dell’avventura, moltiplicando i conflitti in Afganistan ed Iraq, e lasciando i Palestinesi, isolati, al loro destino.
L’esito di quella politica è, drammaticamente, sotto gli occhi di tutti ed è stracolma di orrori, oltre che di errori. Le forze che, sia in Israele sia in Palestina, si battevano e ancora oggi non hanno rinunciato a battersi per una soluzione pacifica basata sulla prospettiva di due popoli - due stati sono state irresponsabilmente sconfitte e ridotte al silenzio nell’illusione potesse prevalere ed affermarsi una soluzione militare del conflitto. Ed è la stessa illusione che ancora oggi guida il Governo Israeliano. La storia dimostra esattamente il contrario e cioè che senza politica e senza una via pacifica non c’è e non ci sarà soluzione al conflitto che da decenni insanguina il medio oriente.
Ancora oggi che la situazione sembra compromessa e senza via d’uscita è necessario, anzi indispensabile non arrendersi. Moltiplicare l’iniziativa della comunità internazionale e la mobilitazione dell’opinione pubblica per giungere subito ad un cessate il fuoco, far tacere le armi e consentire l’accesso degli aiuti umanitari, riprendere in mano il futuro di quell’area è quello che occorre fare oggi. Proprio per questo suonano ipocrite ed inutili le parole del ministro degli esteri italiano Frattini che invita “Israele ad evitare vittime civili” come se non avesse presente la realtà di Gaza City e della Striscia e le modalità con cui Israele sta conducendo l’attacco.
Fra pochi giorni Bush e la sua politica saranno archiviate, ci auguriamo, definitivamente. E Obama avrà proprio in medio oriente il suo primo e più difficile banco di prova.

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